COVID-19: gli errori da non ripeteredi CORRADO e FABIO PERRICONE

Contro ogni patologia si evidenziano due importanti mezzi di difesa: il sistema immunitario e la prevenzione. Il sistema immunitario del quale il corpo umano è dotato è il principale sistema di difesa mentre le malattie genetiche e il loro studio fanno parte della prevenzione. Assodata la dubbia efficacia della terapia genica (vaccino), due sono stati i punti deboli nella gestione della pandemia:

In primis: la mancanza della valutazione dello stato immunitario

Questa valutazione si rendeva necessaria per accertare concretamente se le difese dell’organismo fossero tali da contrapporsi al virus (SARS COV 2). La verifica era tanto più necessaria nei soggetti fragili per patologie di base e per età, essendo essi esposti maggiormente a causa della fisiologica diminuzione dell’attività immunitaria (da valutare singolarmente).

Lo studio dello stato immunitario si sarebbe potuto effettuare attraverso un approfondimento funzionale dei linfociti, grazie agli antigeni di membrana che si localizzano sulla loro superficie. Un esame specifico, chiamato tipizzazione linfocitaria, consente un’esatta valutazione mediante la citofluorimetria. Per determinare quindi lo stato di salute del sistema immunitario basta eseguire il Seven test con un semplice prelievo del sangue. Il Seven test è un’indagine mediante la quale vengono individuati i sette parametri principali per determinare lo stato di benessere del sistema immunitario. Alla base della nostra esistenza c’è infatti il sistema immunitario. Qualsiasi sostanza estranea al nostro organismo riesce ad essere neutralizzata con la produzione di anticorpi specifici e selettivi. Lo studio completo della normofunzionalità del nostro sistema immunitario presuppone la conoscenza specifica dei vari componenti e delle loro funzioni. I linfociti sono divisi in diverse popolazioni a seconda dell’antigene presente sulla membrana di superficie, quelli coinvolti nell’equilibrio immunitario sono:

  • i linfociti B (CD19+) cha hanno come funzione principale quella di produrre anticorpi;
  • i Iinfociti T totali (CD3+) che esprimono i linfociti nella loro totalità;
  • i linfociti T Helper (CD4) che aiutano i linfociti B a produrre anticorpi;
  • i linfociti T Suppressor (CD8) che svolgono un’azione di soppressione della risposta immunitaria in contrapposizione all’azione dei linfociti CD4 che invece la stimolano (ciò contribuisce all’equilibrio del sistema immunitario);
  • le cellule Natural Killer (CD 16+ e CD56+) che sono una sottopopolazione linfocitaria, responsabili dell’immunità innata.

Oggi si è in grado di valutare anche il gruppo delle cellule T (CD8 attivati) che determinano l’eliminazione del virus già al primo contatto.

In secundis: la mancanza della valutazione del pannello trombofilico

 In ogni patologia virale si determina un’infiammazione che predispone al rischio trombotico a causa dell’infiammazione dei vasi sanguigni. Essendo l’evento trombotico quello di maggiore rilevanza nell’ambito della prevenzione, sarebbe stato opportuno allargare le indagini alla ricerca delle varianti genetiche che predispongono dal punto di vista ereditario ad un maggiore rischio trombotico. Mediante alcune indagini del pannello della trombofilia genetica è possibile individuare quattordici varianti delle quali il fattore II protrombina e fattore V Leiden, mthfr, PAI e ACE sono quelle a maggior rischio.

In caso di epidemie sarà sempre opportuno effettuare l’analisi del sistema immunitario e l’esame del pannello trombofilico. Sarà così osservato un criterio essenziale per superare analoghe difficoltà.     

Queste indicazioni erano state diffuse dalla “Fondazione Mediterraneo” da diversi anni ma sono rimaste inascoltate. Tali suggerimenti avrebbero potuto salvare migliaia di vite umane e ridurre i danni delle conseguenze pandemiche.

Del Prof. Corrado Perricone - Ematologo e già Responsabile del Centro di Immunoematologia dell'AORN Santobono-Pausilypon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità. Responsabile del comitato scientifico della Fondazione Mediterraneo.

Di Fabio Perricone – Ginecologo, esperto di Medicina della Riproduzione ed Endocrinologia Andrologica - Medicina Clinica e Sperimentale. Membro del comitato scientifico della “Fondazione Mediterraneo”.

OMS: DICHIARAZIONE DELLA FINE DELL’EMERGENZA DELLA PANDEMIA

L’unica nazione che si è contrapposta a questa dichiarazione è l’India, da non sottovalutare che l’India è la nazione più popolosa al mondo con un miliardo e mezzo di abitanti, perché si trova in pieno rischio per la variante “Delta” Tale variante si è rivelata essere la più contagiosa tanto che al momento è responsabile del 90% dei contagi anche nel Regno Unito che potrebbe portare a un aumento dell’ospedalizzazione.

Con i nuovi preoccupanti sintomi: compromissione dell’udito, gravi disturbi gastrointestinali e micro-trombi che causano cancrena tanto che per alcuni pazienti si è resa necessaria l’amputazione di alcune dita. Dichiarare l’emergenza della pandemia è molto discutibile perché viene interpretato erroneamente come se la pandemia fosse estinta: il rischio maggiore è collegato al rallentamento della prevenzione a cui bisogna dare il merito di aver rallentato la diffusione della pandemia.

Per esempio l’igiene delle mani è una procedura semplice e velace quanto efficace, tanto che da quest’anno è stato dichiarato il 5 maggio “Giornata mondiale dell’igiene delle mani.”

Per quanto riguarda la prevenzione con la mascherina invece di prendere provedimenti restrittivi imponendone l’uso, il Ministero della Sanità italiano ne propone solamente l’uso nelle strutture sanitarie lasciando il libero arbitrio, mentre la quasi totalità della popolazione non ne fa proprio più uso.I vaccini autorizzati in uso, fondati in realtà sulla terapia genica, sono più di un centinaio (cit. farmacologo Marco Cosentino) con la conseguenza della produzione di varianti, alcune delle quali si sono dimostrate particolarmente rischiose.

Si è dimostrato scientificamente che detti vaccini avrebbero potuto danneggiare anche il sistema immunitario: ipotizzare lo studio dell’immunità attraverso la tipizzazione linfocitaria. Riguardo allo studio dell’immunità solamente da poco tempo altri studi si sono dimostrati fondamentali ai fini dell’inquadramento della pandemia e speriamo anche della risoluzione della stessa. L’immunità è correlata totalmente all’attività immunitaria, oltre alla difesa immunitaria legata alla produzione di anticorpi (immunoglobuline) di pertinenza sierologica, esiste però anche una seconda difesa immunitaria legata invece alla presenza dei linfociti T. Un’indagine fondamentale per lo studio dell’immunità è la tipizzazione linfocitaria per avere un quadro completo dello stato immunitario in quanto ci dà la visione anche se parziale della normofunzionalità tramite lo studio funzionale dei linfociti.

I linfociti sono globuli bianchi (leucociti) che hanno un ruolo essenziale nella risposta immunitaria. La tipizzazione linfocitaria ci permette di approfondire il loro ruolo, grazie alla presenza di antigeni di superficie, ognuno dei quali ha una funzione diversa.

I linfociti T vengono suddivisi in CD3, che rappresentano i linfociti totali, linfociti CD4, cosiddetti linfociti Helper che aiutano i linfociti B a produrre anticorpi, linfociti T Suppressor CD8, i linfociti CD16 & CD56 definiti anche Natural Killer, responsabili dell’immunità innata, una funzione particolare hanno i linfociti B (CD19) che hanno un ruolo chiave nella produzione di anticorpi.

Un ruolo a parte è quello del gruppo dei linfociti CD8 attivati, anch’esso può essere valutato con la tipizzazione linfocitaria, attraverso la citofluorimetria, tale gruppo nel meccanismo della protezione ha il ruolo di determinare l’eliminazione del virus già al primo contatto.

Essendo l’indagine limitata a questo gruppo viene etichettata come SEVEN TEST. Da mettere in evidenza che la Fondazione Mediterraneo aveva già suggerito di attuare queste indagini con la diffusione a livello globale, proponendo anche un antidoto frutto della collaborazione di tutte le nazioni del mondo.

Prof. Corrado Perricone -Ematologo e già responsabile del Centro di Immunoematologiadell’AORN Santobono Pausilipon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità. Responsabile del comitato scientifico della fondazione Mediterraneo

Dott. Fabio Perricone -Ginecologo, esperto di Medicina della Riproduzione edEndocrinologia Andrologica -Medicina Clinica e Sperimentale. Membro del comitato scientifico della Fondazione Mediterraneo.

Prof. Corrado Perricone

Il Prof. Perricone si è laureato il 21-11-1969 in Medicina e Chirurgia presso l’Università Federico II di Napoli e si è poi specializzato il 28-12-1973 presso l’Università degli Studi di Messina in Malattie del Sangue, iscritto all’albo degli specialisti ematologi dell’ordine dei medici di Napoli (Na 10062).

La sua attività prevalente è lo studio dell’emostasi e trombosi con particolare riguardo alle malattie rare della coagulazione e di valutazione delle patologie emorragiche. Ha pubblicato numerosi articoli e lavori scientifici su riviste specializzate di rilievo nazionale ed internazionale in materia ematologica ed immunoematologica.

Il 14 giugno del 2021 ha ricevuto il premio internazionale per le Scienze e la Ricerca della Fondazione Mediterra.

E’ inoltre promotore di numerosi congressi internazionali sempre in ambito ematologico.

INCARICHI RICOPERTI

Già Direttore della Struttura Complessa di Immunoematologia della A.O.R.N. “Santobono Pausilipon Annunziata”. Componente del Dipartimento di Ematologia della della A.O.R.N. “Santobono Pausilipon Annunziata”. Responsabile del Centro di riferimento regionale per le emocoagulopatie (malattie emorragiche e trombotiche). Componente regionale tecnico scientifico per le emocoagulopatie della Regione Campania – centro associato FCSA e AICE. Direttore della Banca Sangue Cordone Ombelicale (Ba.S.C.O.) della Regione Campania. Componente del Consiglio Superiore della Sanità (decreto 08 agosto 2013) presso il Ministero della Salute.